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'Ndrangheta a Cosenza, la via di fuga dell’ex boss Roberto Porcaro dopo il finto pentimento

Il detenuto è indagato pure a Salerno. Nella città campana aperto un altro fascicolo dopo le confessioni rese ai magistrati sul caso Petrini

La via di fuga. L’arresto, il finto pentimento, ora la ritrattazione pubblica affidata a una lettera spedita al gup di Catanzaro che deve giudicarlo. Roberto Porcaro, ex boss in ascesa della “confederazione” criminale bruzia, cerca una exit strategy per uscire da una situazione imbarazzante e contraddittoria: negli ambienti criminali viene guardato con sospetto per via delle dichiarazioni rese agli inquirenti e, nel contempo, dai magistrati antimafia viene ritenuto inaffidabile. Rinchiuso nel carcere di Terni aspetta la sentenza del rito abbreviato. È imputato con decine di altri presuntio “pezzi da novanta” della criminalità cosentina, tra cui il suo vecchio capo Francesco Patitucci. A difenderlo c’è l’avvocato Mario Scarpelli che tenterà di strapparlo a una condanna. Porcaro è indagato pure a Salerno per concorso nella corruzione del giudice catanzarese Marco Petrini: nelle dichiarazioni confessorie rese nei mesi scorsi aveva affermato di aver partecipato alla strategia messa in campo per comprare i “favori” processuali del togato al fine di levare dai guai Patitucci imputato dell’omicidio di Luca Bruni, “reggente” della omonima famiglia, assassinato alla periferia di Rende nel gennaio del 2012. Ora, però, l’ex “dichiarante” prende le distanze da tutte le confessioni fatte seguendo un consolidato schema già registrato, in questi anni, in molte altre vicende giudiziarie calabresi. Porcaro accusa gli altri pentiti che lo tirano in ballo sostenendo che dicono “bugie” e dice, per quello che lo riguarda, di essersi “inventato tutto”. I pubblici ministeri di Catanzaro valutano la sua posizione alla stregua di quella del “mammasantissima” di Cutro, Nicolino Grande Aracri, protagonista lo scorso anno di un fallito tentativo di finto pentimento. I suoi antichi compari di malefatte, invece, al di la della formale e conveniente comprensione mostrata, non lo ritengono probabilmente più “affidabile”.
Ma ecco alcuni stralci della lettera spedita al gup Giacchetti: «Io, in tutte le dichiarazioni che ho reso ho solo detto bugie, frutto della lettura delle ordinanze, in più leggevo i giornali online, a questo ho aggiunto la fantasia esagerata. Spero solo che chi continua a dire bugie si passi la mano sulla coscienza e dicesse la verità».

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