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Cassano, da prestanome dei Forastefano a collaboratore della Dda

Il vivaista Luca Talarico prima di entrare in affari coi clan sibariti era oberato dai debiti

Un vivaista di Spezzano Albanese oberato di debiti che si è prestato di buon grado a simulare la titolarità della locazione di due aziende per conto della cosca. Dalle carte dell’inchiesta Kossa Luca Talarico, 43 anni spezzanese, viene indicato chiaramente come «un uomo di paglia» prestanome della cosca Forastefano. Le indagini, dirette dall’allora procuratore antimafia Nicola Gratteri, dall’aggiunto Vincenzo Capomolla e dal pm antimafia Alessandro Riello, erano durate tre anni (dal 2016 al 2019) coinvolgendo in totale 26 indagati dimostrando l’operatività della cosca Forastefano che, dopo le inchieste giudiziarie del 2008, si era riorganizzata tornando a infiltrarsi nel tessuto economico della Sibaritide ed in particolare nel settore agroalimentare e in quello dei trasporti avvalendosi di una presunta pax mafiosa stipulata con il clan degli Zingari, in parte coinvolti nella stessa inchiesta.
Proprio Talarico, in ragione del suo essere incensurato, veniva fatto risultare – per scelta di Pasquale Forastefano e Domenico Massa – affittuario solo formale dal febbraio 2018 delle società agricole “Agricola Torre della Chiesa” e “A.GRI.” con sede a Cassano, ma in realtà erano riconducibili alla cosca sibarita, e – sempre secondo il lavoro della Dda – era addetto alla riscossione del pizzo dalle vittime dell'attività estorsiva.

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