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Chiusura Terme Luigiane, i lavoratori non ci stanno e protestano: “Si rischia di finire in mani losche”

I lavoratori delle Terme Luigiane protestano. La manifestazione porta la firma dell’associazione “Comitato dei Lavoratori Terme Luigiane”. Il sit-in si è svolto stamani nella piazzetta delle Terme Luigiane, in piena sicurezza, e ha riguardato un ampio gruppo di lavoratori della stessa azienda termale, allarmati da quanto le due amministrazioni comunali di Acquappesa e Guardia Piemontese hanno richiesto: la restituzione, da parte della Sateca, entro il prossimo 31 dicembre, di alcuni beni mobili di proprietà comunale come l’edificio commerciale “Il Triangolo” (utilizzato per le attività amministrative e di accettazione dei pazienti) e lo stabilimento San Francesco. Una manifestazione di protesta promossa per bocciare il regolamento di distribuzione delle acque termali approvato dai consiglieri di maggioranza del Consiglio comunale dei due Comuni che ha portato la Sateca a ufficializzare la chiusura delle Terme Luigiane, con gravissimi risvolti occupazionali.

Piena solidarietà

La manifestazione ha visto la presenza di un consistente numero di lavoratori, del rappresentante sindacale della Cisl, Gerardo Calabria, di alcuni imprenditori locali, alcuni consiglieri del Comune di Acquappesa, nonché dell’assessore del Comune di Cetraro, Tommaso Cesareo, il quale ha espresso, insieme al sindaco di Cetraro, Ermanno Cennamo, piena solidarietà ai lavoratori della Sateca Spa e alle loro famiglie. Durante l’incontro sono state illustrate nel dettaglio tutte le problematiche tecniche legate alla richiesta di riconsegna dei beni di proprietà dei Comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese ricadenti nel compendio termale e in uso alla Sateca, che hanno costretto l’azienda alla comunicazione della chiusura definitiva delle attività presso le Terme Luigiane.

I motivi della protesta

I lavoratori hanno manifestato sentimenti di rabbia e impotenza di fronte alle pretese avanzate dalle amministrazioni comunali e difformi rispetto a quanto sancito negli accordi firmati in Prefettura alla presenza di tutte le parti a febbraio 2019. «Stona il silenzio assordante della Regione Calabria proprietaria delle acque termali che», affermano, «nonostante le pressoché quotidiane richieste di incontro e di confronto, da parte dei lavoratori, non dà alcun cenno di riscontro alle missive. Sembra assurdo, sostengono i lavoratori, poiché la Regione Calabria dovrebbe essere il garante non solo della salvaguardia degli accordi stipulati,ma anche e soprattutto del numero dei posti di lavoro, delle prestazioni sanitarie e di una delle poche aziende sane che operano sul territorio. Possibile che i vertici della Regione - si sono chiesti in tanti - non si rendano conto del rischio che un’attività del genere possa finire, come sembra inizi a trapelare, nelle mani di losche realtà imprenditoriali che dominano in Calabria?».

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