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La vita sospesa nelle zone rosse del Cosentino dopo l’onda di piena del Coronavirus

La casa di riposo di Bocchigliero dove è scoppiato il focolaio

Li chiamano “paesi focolaio” perché sono chiusi per virus. Dentro le mura di quei cinque borghi del Cosentino, in mezzo a quelle case, la vita continua a restare sospesa anche adesso che l’onda di piena sembra passata.

Ora il rischio è che il contenimento del virus aggravi lo storico isolamento di alcuni di questi piccoli paesi. Il primo epicentro infettivo a sperimentare l’isolamento è stato San Lucido, l’ultimo Torano Castello. Tra i borghi in quarantena sono finiti anche Rogliano, Bocchigliero e Oriolo. Una sola ordinanza, finora, è stata revocata: quella per Santo Stefano di Rogliano. Chiuso e riaperto dopo la certezza d’aver spento le fiamme del contagio.

A San Lucido in quaranta giorni si sono contate quattro vittime in mezzo a 53 casi complessivi. Un incubo infinito fatto di paure che si univano ad altre paure. Rogliano, con gli oltre 5.700 abitanti è la “zona rossa” più grande. Lì il virus ha colpito le istituzioni. In ospedale sono finiti il sindaco, il vice, il capo della Municipale, e i carabinieri della Stazione.

Anche a Oriolo, l’infezione ha attraversato le stanze del Municipio. In ospedale sono finiti il sindaco Simona Colotta (che proprio ieri è stata dimessa ed è tornata a casa) e un consigliere comunale (con la mamma e un impiegato dell’Asp). Altri rappresentanti dell’ente locale sono sotto cura a casa. In totale, l’Asp segnala 27 casi dall’inizio dell’epidemia.

A Bocchigliero, prima, e a Torano, dopo, i lucchetti sono stati chiusi dopo le infezioni che si sono scatenate all’interno di strutture protette per anziani.

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